Il Museo Civico di Santa Marina Salina è stato realizzato grazie all’impegno di molte persone che, caparbiamente, hanno selezionato e  raccolto oggetti, hanno organizzato allestimenti e donato questo piccolo tesoro alla fruizione della collettività. In una stanza del piano terra c’è una bacheca dedicata ad un uomo, conosciuto da tutti gli abitanti di Lingua, e di Salina in genere, che ha fatto tanto per l’isola…..questa è la sua storia.

ELBANO TOBIA  detto il “Pirata” (aveva un orecchino d’oro sin dai tempi del servizio militare), di origini liguri, aveva sposato una donna di Salina, Giuseppa Costa, figlia di Giacomo Costa e Celeste Pinzone. Si era trasferito sull’isola negli anni ’40 ed aveva dato avvio al commercio della “Cicirella” con Genova grazie al trasporto in nave da Milazzo.

Il pesce, della misura media di 10 cm, veniva acquistato dai pescherecci e messo ad asciugare al sole su telai di legno dotati di una retina a maglie molto strette (tipo zanzariera) della misura di circa 2 metri poggiati su cavalletti in legno; veniva capovolto con l’aiuto di altri telai per non essere toccato con le mani evitando così il rischio di essere rovinato. In caso di maltempo l’asciugatura avveniva in un essiccatoio alimentato da carboni ardenti.

Una volta asciutto il “Cicirella” veniva trasferito nella FRITTA, uno spazio dove erano allestiti tre grandi fuochi e tre 3 grandi padelloni in rame pieni di olio e lasciati sobbollire per qualche minuto; una volta cotto venivano lasciati sgocciolare dall’olio (che naturalmente veniva riutilizzato) in un recipiente di acciaio inclinato, veniva trasferito in contenitori di latta per uso alimentare e coperti di aceto. Con una graffettatrice i contenitori venivano chiusi ermeticamente con un coperchio dotato di un tappo a vite che veniva lasciato aperto per qualche giorno in modo da aggiungere aceto e lasciare uscire l’olio in eccesso.

Le latte (400/500 alla volta) venivano così caricate su una barca e trasferite sulla nave e, una volta arrivata a Milazzo, portate con il treno fino a Genova dove il padre di Elbano le vendeva a ristoranti e trattorie per continuare una attività di famiglia, iniziata dal nonno Angelo nel primo decennio del XX secolo. Una prelibatezza eoliana molto apprezzata sulle tavole del Nord Italia.

Elbano, il suo nome perché concepito sull’isola d’Elba, era conosciuto in tutta l’Isola, era un grande lavoratore e, una volta tramontata l’esperienza commerciale della “Cicirella”, costruì negli anni ’60 una pensione con ristorante avventurandosi nel campo del turismo. Si dedicava alla famiglia e alla sua attività commerciale e ha contribuito, in un periodo di grande povertà, a dare un forte slancio all’economia dell’isola. Grande anche il suo impegno politico e sociale che ha portato avanti ricoprendo la carica di Consigliere Comunale e Vice Sindaco negli anni ’70. Ha collaborato alla realizzazione del Museo Etnoantrolopologico donando molti oggetti e collaborando negli allestimenti. Negli ultimi anni della sua vita ha anche fatto da cicerone raccontando con passione e dovizia di particolari ogni dettaglio della vita eoliana degli anni ’40 e narrando storie vissute in prima persona col suo berretto da marinaio e l’orecchino da “Pirata”.

 

Elbano Tobia 28 aprile 1924 – 30 gennaio 2012

     

Elbano Tobia: un uomo conosciuto da tutti gli isolani